Due pensieri ricorrenti durante il viaggio erano di ‘realismo’ e ‘sacrificio’. Molte delle immagini religiose che abbiamo visto rappresentavano sacrifici che l’uomo faceva per guadagnare il favore di Dio. Pittoricamente l’atto sacrificale era reso in una forma simbolica e non realistica. Queste immagini mi portavano a riflettere sull’idea di sacrificio nella vita quotidiana.
Il tipo di realismo che sto cercando nel mio lavoro si sviluppa lungo la linea metafisica di Morandi, piuttosto che il realismo storico di Courbet. Lo studio della luce e del colore spesso è più importante della ‘cosa’ che il quadro raffigura. La mia sensibilità spirituale mi guida lo sguardo e la mano per creare una trascendenza del mondo materiale che si trova di fronte a me mentre dipingo.
L’aspetto del sacrificio è solo sub-coscientemente presente nell’azione stessa della pittura. Alzarsi presto di mattino, sedersi e lavorare in situazioni di disagio e con materiale tecnicamente difficile è il mio modo di ‘dare’ me stesso in un atto rituale che produce sano beneficio spirituale a me in primo luogo.