Questa settimana non avevo il tempo necessario per finire un quadro ad olio, quindi sono andato ad esplorare nuovi posti per dipingere facendo un sopralluogo con gli acquarelli. In questo modo posso osservare come la luce fa la sua magia in un luogo e, nel frattempo, posso verificare la possibilità di installare un cavalletto da pittore per lavorare più a lungo. Inoltre posso farlo con la bicicletta, un ulteriore piacere.
Non lontano da dove abito c’è la nuova stazione Tiburtina. Per quanto fosse bello girare intorno all’imponente struttura spigolosa che sembra intrecciarsi con la vicinissima strada sopraelevata, non ho trovato una posizione interessante. Mi sono spinto verso la piazza delle Province e ho attraversato un paio di posti molti belli. Sono sceso dalla bici e, a piedi, ho trovato un posto abbastanza interessante. In realtà, mi sono sistemato fra due macchine parcheggiate in strada, ero in piedi a lavorare sulla sella della bici davanti a me.
Dopo una ventina di minuti, si è avvicinato un tale, guidando uno scooterone: voleva utilizzare lo spazio fra le due macchine per parcheggiare, ma non si era accorto che nello spazio ci stavo io. Insistendo mi ha fatto spostare avanti quasi accostando la sua marmitta rovente alle mie gambe. Ha fatto finta di nulla, solo mi ha accennato che il posto era di passaggio. Nonostante il disturbo, ho finito il quadro e sono andato via.
Penso che gli autisti che guidano le macchine, le moto e gli scooteroni, spesso dimentichino che, nella strada, insieme a ogni veicolo ci sia una persona. Per me, Roma è molto rovinata dalle macchine, ma ancora di più la città è resa sempre più inumana dal comportamento di chi le guida.