Una linea sottile è stata tracciata tra l’illustrazione e la pittura ‘figurativa’. Nel corso della storia, i pittori si sono occupati, attraverso il soggetto, di una ‘storia’. Essi personalizzavano i temi ben noti o tentavano di fare ‘cronaca’ (dal greco khronos “tempo”) di un evento o di un racconto, a prescindere dalla sua realtà. La capacità dell’artista di trascendere il soggetto determina in molti casi l’impatto che il dipinto ha nella Storia dell’ Arte. La rappresentazione di San Giovanni Battista di Caravaggio è un buon esempio di questo. Guardando a questo quadro, non ‘leggo’ automaticamente il soggetto come il protagonista delle ben note storie bibliche.
Wikipedia riporta che l’illustrazione è una decorazione, interpretazione o spiegazione visiva di un testo, concetto o processo, progettata per l’integrazione in un mezzo pubblicato. Secondo questa definizione è difficile distinguere la differenza tra una stampa artistica di Rembrandt e le opere stampate di Hogarth, Daumier o Toulouse-Lautrec. Questa ‘linea’ sfocata diventa più chiara nel ventesimo secolo, in particolare durante il periodo della cosiddetta ‘Morte della Pittura’ in cui praticamente ogni rappresentazione della figura umana è stata considerata ‘fuori-moda’ perché abbassava la forma d’arte ad una semplice illustrazione.
Artisti che continuano a lavorare con la figura oggi sono consapevoli del bagaglio storico che è collegato a questo genere. A mio parere, i migliori contributi oggi al genere vengono quando l’artista è in grado di fondere la qualità astratta della natura e la figura con qualunque racconto che sta cercando di rappresentare nella composizione.
In questo modo, gli aspetti formali della pittura trascendono la storia e diventano l’elemento principale.