Ho iniziato a fotografare i luoghi dove dipingo. Queste immagini dovrebbero servire come documento per la ‘realtà’ che figura davanti ai miei occhi di pittore. Dopo la mia esperienza in Cina, dove dovevo dipingere esclusivamente da fotografie, ho pensato che avrei potuto provare ad usare la fotografia per darmi più stimolo al quadro soprattutto alla fine del lavoro.
Non mi piace dipingere da una foto. Non mi è mai piaciuto quello che vedo nella foto; sembra che la ‘realtà’ viene rivestita. So che il processo fotografico fa qualcosa ai colori che li rende diversi dalla realtà. So anche che alcune funzioni del occhio naturale che hanno a che fare con i colori complementari, non avvengono in una fotografia. Molti pittori hanno utilizzato questi effetti ‘complementari’ nella pittura per ‘ri-costruire’ il naturale processo dell’occhio. Per questo, l’idea di integrare un ‘immagine’ fotografica nel progetto di un lavoro ‘enpleinair’, a mio parere, compromette il lavoro.
Mi spiego meglio. Siamo in grado di classificare, seconda diverse categorie, una qualsiasi esperienza umana con la realtà: i nostri sensi, la nostra psiche, le nostre emozioni, i ricordi, seconda di chi facciamo l’esperienza insieme, c’è anche una realtà virtuale. Ognuno di questi modi è diverso e cambia seconda della persona in questione.
Mi interessa la mia esperienza con la realtà attraverso la pittura. Posso ricevere input a diversi livelli, come ho detto prima, ma, alla fine, sto cercando il giusto rapporto, qualcosa che renda giustizia a quello che sto vivendo. Giustizia è una parola difficile, ma, per me significa di permettere quello che sono capace di rendere tecnicamente a correre liberamente con la mia voglia di creare qualcosa di nuovo.
La tecnica che adopero è il mezzo con cui il risultato del quadro si lega alla mia esperienza del luogo. Tutti gli altri livelli di esperienza sono secondari alla mia tecnica che a sua volta, viene utilizzato solo a mio vantaggio nella misura in cui sono libero dei suoi limiti. Questo è ciò che io intendo per la giustizia; che l’artista rende giustizia a se stesso attraverso la sua esperienza di vita e, allo steso tempo all’opera attraverso la sua capacità tecnica.
Ora è più facile di capire perche la fotografia ostacola la visione pittorica. La visione non è più guidata dall’esperienza della natura che si trova davanti ai occhi e in linea con la possibile libertà poetica. Purtroppo, con la foto, l’immagine richiama ad un momento fermato nel tempo e nello spazio; un momento che permette un’analisi infinito e misurato. Ma quel momento prolungato e infinito è schiavo della libertà della mano artistica per la perdita del momento ispiratore di luce davanti ai occhi.