Quando mi sono trasferito in Italia nel 1986, ho abitato a Roma e ho fatto frequenti viaggi nella vicina campagna. Nei miei primi anni qui, ho anche viaggiato in Liguria, Toscana, Umbria, Campania e Sicilia, così ho visto un bel po’ di campagna italiana. Stavo vivendo il sogno dei secoli; ‘The Grand Tour’ anche se limitata all’Italia.
In passato, avevo vissuto un breve periodo in Oregon come alpinista. In verità, ero stato in posti straordinari, dove mi sembrava che solo io avessi mai messo piede. Mi ricordo che quelle visioni escludevano ogni traccia d’intervento umano: nessun edificio, linee elettriche, strade, rifiuti – niente che avrebbe potuto testimoniare la presenza di un altro essere umano.
La cosa sorprendente è che invece, ovunque sono andato in Italia, anche nei luoghi più remoti della Toscana o delle basse montagne nel sud della Liguria, sempre era per me evidente l’intervento umano; o il sentiero che stavo percorrendo, o qualche oggetto in lontananza mi diceva che qualche altro essere umano era stato lì prima di me. Questo potrebbe non essere una sorpresa per qualcuno, visto che sto parlando dell’Europa, che ha una storia millenaria.
Però più guardo il paesaggio che mi circonda in Italia, più mi rendo conto di un altro tipo di bellezza: il modo in cui l’uomo modella, sagoma, costruisce e scolpisce la terra. Vigneti costruiti a terrazze su una collina, case di campagna con sottili colori nascoste in una grotta di piccoli alberi o dietro alti cipressi, strade che serpeggiano fra le verdi colline, fiancheggiate da alti pini mediterranei. Anche i giardini, gli edifici e i palazzi nelle città mi hanno stupito per la loro bellezza.
Ho dipinto per quanto ho potuto all’aperto. E lo faccio ancora. Ho imparato che la natura non coincide con l’ASSENZA dell’uomo, ma con la giusta fusione fra il Prima e il Dopo della sua storia.